No. 1 in B flat Major, Op. 21
Allegro molto
Adagio molto e mesto
Allegretto scherzando
Finale. Allegro vivace
No. 2 in G Minor, Op. 26
Allegro moderato
Largo
Scherzo. Presto
Finale. Allegro non tanto
No. 3 in F Minor, Op. 65
Allegro, ma non troppo
Allegretto grazioso
Poco adagio
Finale. Allegro con brio
No. 4 in E Minor, Op. 90 “Dumky”
Lento maestoso
Poco adagio
Andante
Andante moderato
Allegro
Lento maestoso
Dvorˇák ha affondato le proprie radici nel secolare terreno della cultura popolare del suo Paese, ma è importante riconoscere come la sua educazione sia stata sorretta
anche dallo studio dei grandi classici (Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Schumann), e arricchita dal rapporto con i contemporanei (Liszt e Brahms). L’arco temporale che racchiude le quattro composizioni, raccolte in questa pubblicazione ed interpretate dal Trio di Parma, va dal 1875 al 1891. La metà degli anni Settanta vede un momento di svolta importante nella vita del compositore, una specie di ripensamento che lo porta addirittura a distruggere una parte della sua produzione. Molte circostanze contribuirono a spostare l’attenzione di Dvorˇák dal mondo teatrale, e quindi dall’influenza di Smetana, per concentrarsi più segnatamente sull’espressione cameristica. Il compianto Arrigo Quattrocchi ha osservato come il musicista boemo in tale genere abbia assimilato “quella sorta di redenzione per cui, da Schumann in poi, questo tipo di produzione ha ormai rinnegato la propria origine cordiale e disimpegnata, per volgersi ad una densità di linee e di spessori che configurano una sonorità spesso allusiva verso l’orchestra sinfonica”. Note del libretto a cura di Gian Paolo Minardi (La Gazzetta di Parma).